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Matteo Bologna

Arte

Credo, creo. Esisto.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Arte” di Matteo Bologna

 

Il pregnante verso unico del Bologna percorre la dinamica dall’essere all’esistere. La dimensione etica dell’essere si fonda sull’evento di verità e sulla costitutiva volontà di una coscienza intenzionale di raggiungimento della stessa. La creazione è forma prospettica della materia di verità, è significato che l’uomo attribuisce all’oggetto del mondo. E con la rinascita del mondo, alla luce di un atto poietico, l’uomo stesso si porta alla luce, viene all’espressione dell’ex-sistere, nel modo di vedersi conoscendo, riconoscendo e riconoscendosi: emerge l’identità alla dimensione sociale del senso, della condivisione, dell’espressione, del dialogo. Da un’etica a un’estetica è il processo ciclico fra evento e significato di sé e di mondo.

Se io di me ricordo

Se quando fu un giorno

ritorno pensando,

ricordi d’un tempo erosi contemplo

case, persiane, erose persone.

Primordi di me allorquando ancor se,

con sbiadita tensione la Vita propone

accenti di un mondo mai spenti nel fondo

di un tenue raffronto.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Se io di me ricordo” di Matteo Bologna

 

Ipotetica, la parola echeggiante del Bologna configura l’intenzionalità dell’uomo, che volge alla memoria, Mnemosyne è ritorno a un’inconcessa origine senza tempo, cammino riservato all’iniziato, al ritmo di Chronos,

che attenua e dispiega, negando ciò che Mnemosyne ricoglie. Il ritmo è eterno ritorno dei primordi, ripetizione, riapparizione indefinita dell’archetipo nel ritmo della parola, nell’accentus, ovvero nel movimento del canto.

La testa di Orfeo non cessa di cantare e l’uomo ne è il canto reciso: l’arte che letteralmente l’inerte ravviva.

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