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Matteo Bologna

Matteo Bologna, Ferita dell'anima.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ferita dell'anima” di Matteo Bologna

 

I tagli del Bologna suggeriscono un valore di nullificazione sartriana dell’in-sé del mondo per un’attesa di sé. È il gesto che ascolta il proprio impatto col mondo, prova all’esistere e la materia è specchio della qualità dell’essere.  È lo spazio transizionale fra sé e non sé del continuum della pelle dell’uomo alla pelle del mondo. La configurazione dello spazio franco permette la catarsi della rifigurazione della vita. Il tempo rallenta, a rifluire le solidità del dolore: è lo strappo che scioglie. L’azione è eco di sé, attesa di risposta nel silenzio. Il gesto è anticipazione, è il presentire immaginato del prossimo futuro, dell’uomo che torna indietro per rinascere.

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