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Mauro Raiola

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Canto Rosso (e fuga)” di Mauro Raiola

 

La composizione prospettica delle velate campiture pittoriche quadrangolari del Raiola configura l’intenzionalità dell’uomo, che, nella necessità della figura segnica, ripete il principio nel tempo ritmico di Chronos, ponendo la vita in un accentus, letteralmente nel movimento tragico esistenziale di un canto orfico: è il movimento di mancanza e nostalgia di completamento dell’uomo. È un divenire in fuga alla memoria immemoriale di un’origine intatta, senza tempo, per la trasfigurazione della morte in una poesia di libertà, in aurora di vita. Il ritmo è eterno ritorno dell’archetipo, nella dialettica figurale dell’arte dell’uomo, che letteralmente l’inerte recisione ricompone e ravviva.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Punti di vista” di Mauro Raiola

 

La visione frammentata del Raiola è simbolo dell’impossibilità della visione originaria, evocando il mito di Dioniso fanciullo che infrange lo specchio in caduta. Dalle ceneri del dio e dei titani nasce l’uomo e costitutivo dell’uomo è lo specchio in frantumi: ogni scheggia segnica è logos e rimanda all’oggetto impossibile dell’archetipo, ma in qualità d’istanza aperta propone la visione da un unico e diveniente punto di vista.

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