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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Michele Pochiero
Solitudine
Ancor solo rimango
quando l’ora giunge
del calar della sera
e l’intorno si adombra
e le membra s’acquetano
e l’anima tace.
Ed il cuor s’incupisce
e solo rimango
e senza il mio Io
che ho perso vagando
in un lago
di vuote parole.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Solitudine” di Michele Pochiero
Dondolante, il verso legato del Pochiero è un lento movimento di catabasi, finanche il segno stesso, identitario e verbale, resti un fragile vaso di coscienza, a versare il contenuto inconscio di senso, a confluire e a trasfigurare il molteplice formale all’unità primaria e sostanziale del silenzio. La solitudine, così, è languida e dolente nostalgia, di un io che oltrepassa di sé giungendo la notte del cuore alla notte del cielo, per la coinonia unitaria alla natura, in una solitudine universale.