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Mirco Ciccola

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Lo scricciolo e la luna” di Mirco Ciccola

 

L’opera in bronzo del Ciccola richiama il giorno dello scricciolo della mitologia irlandese, che invita a compiere un tributo di sangue nel solstizio d’inverno. Lo scricciolo, reincarnazione di Lugh, figlio della luce trionfante, viene immolato su un palo per sacrificio solare. Il rito simboleggia la morte dell’antico sole per la rinascita del nuovo sole e dell’uomo, dal grembo della terra. La luce si fa lunare, riflessa, si lega all’attesa nel passo a due delle lancette, per la primavera dell’essere.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Sei mia” di Mirco Ciccola

 

La scultura del Ciccola inscena la gelosia quale otelliano mostro che dileggia, che ciecamente e impropriamente scambia il significante con il significato. Lo stadio regressivo attuale di organizzazione schizo-paranoide dell’identità umana segue il giudizio di attribuzione, finanche a precedere lo stesso giudizio di esistenza.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Un ultimo sguardo” di Mirco Ciccola

 

La scultura del Ciccola è riflessione sulla prigionia della coscienza, che induce la cecità della verità. Al socratico sapere di non sapere quale ammissione d’ignoranza, l’opera affianca il monito verso un non sapere di sapere, quale inconsapevolezza della visione pregiudiziale, dell’abitudine a vedere secondo le prefigurazioni e le aspettative del consorzio sociale. Un ultimo sguardo è espressione di desiderio dell’artista di una visione irriflessa e precategoriale di verità intatta, che precede la rappresentazione apparente di una coscienza mendace.

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