top of page

Monica Argentino

Monica Argentino, Diversità unica.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Diversità unica” di Monica Argentino

 

Le cromie materiche della Argentino sono il processo emotivo inconscio che precede la nascita della forma: una form’azione aperta all’unicità libera della possibilità di differenza. Diversità indica letteralmente e semplicemente l’atto di volgere in altra direzione: uscendo dall’uni-verso dell’io si scopre che la propria non è l’unica direzione in cui vergere e la diversità è fonte di riconoscimento, ricchezza e accrescimento dell’identità. Il senso di deviazione non è scisso dal divertimento e dalla sorpresa di una nuova verità. L’arte è la dimensione potentissima del rituale che rompe i confini dell’identità e la sposa alla differenza, per una rinascita sempre nuova e ciclica, in un abbraccio di sostanza e relazione, nel divenire dell’essere.

Monica Argentino, Al di là delle apparenze.JPG

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Al di là delle apparenze” di Monica Argentino

 

Le modulazioni materiche della Argentino invitano alla percezione sensoriale estesa di un unico strato epidermico, di uomo e di mondo. L’artista ne immagina il lato celato interiore, imbibito di flussi emotivi, in formazione, letteralmente nell’azione libera di essere oltre la forma dell’apparenza. Sono recessi animati e rivelati da emersioni affioranti di metamorfosi cromatica, dall’introspezione profonda del blu, alla volontà del rosso, alla rinnovata luce cosciente, che rinasce, fuggevole, indomita e preziosa, dal ricetto abissale della verità.

Monica Argentino, Ho fiducia in te!.JPG

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ho fiducia in te!” di Monica Argentino

 

La fiducia della Argentino è abbandono all’alterità, nel dondolante e nel concentrico dello sguardo che si chiude, alla notte del sole, alla notte della coscienza, ad esorcizzare l’altra notte. È il languido affidarsi alla categoria inalienabile del possibile aperto ed ulteriore, come acqua di verità che sottende il giardino della parvenza. Acquieta la mancanza e il distacco al grembo degli occhi, alla madre universale e collettiva. È il rituale di rinascita primaverile, per tramonto e per palingenesi della coscienza, per la ciclica rigenerazione del sé dall’altro da sé.

bottom of page