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Natalia Mancini

Natalia_Mancini,_La_Volontà_di_Diventar

Critica in semiotica estetica dell’Opera “La Volontà di Diventare” di Natalia Mancini

 

Il soggetto identitario della Mancini è al paradosso della volontà di essere e alla triste coscienza di una costitutiva mancanza ad essere, la cui apertura realizzativa allo sfondo del ricetto grembale della terra è atto di fusione essente all’inconscietà della natura. Il corso esistenziale dell’artista si gioca così tutto entro il movimento diveniente di volontà, in un ‘volo ergo est’, alla forza atlantica, che solleva il peso della coscienza in un atto trasfigurate di senso. Al cerchio in eterno ritorno dello sguardo dell’arte, si ricrea infinito lo spazio di libertà dell’uomo.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Astonishment” di Natalia Mancini

 

La definizione identitaria in carboncino della fanciulla della Mancini si apre al luogo franco e transizionale della floreale visione creatrice in acquerello, a ricrearsi essa stessa dal sostrato valorale della vita, nell’emozione di meraviglia. Lo sguardo fanciullo di se stesso dell’artista crea legami fra le cose, eternamente a rinascere nello spazio di senso della relazione fra medesimezza e alterità.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il sogno” di Natalia Mancini

 

L’opera in carboncino e acquerello della Mancini cerca la profondità inconscia ed archetipica del sogno, è abbandono immemoriale per la sintesi di verità e di bellezza nella poesia. Il romantico simbolo della blaue Blume (fiore blu) novalisiana è la ricerca dell'infinito e la nostalgia interiore dell'irraggiungibile. L’arte sola elargisce il dono della pienezza profonda di senso, è il volteggio dell’assoluto, l’unità del molteplice, l’armonia divina dell’universo.

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