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Nicolò Governali

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “La seduzione della conoscenza” di Nicolò Governali

 

La tattile figuralità del Governali apre all’odisseico viaggio di genesi della conoscenza, sin dalle archetipiche origini fisiche del soggetto che annulla la differenza all’oggetto, nell’evento estatico di totalità. Il sapere desidera il chasma, il grembo divino e ctonio di Ecate, nel superamento di sé al mondo, all’atto iniziatico di morte per la rinascita alla vita eterna, al divenire inarrestabile delle parole. L’uomo è ladro di senso al coito con la terra, all’anonimia della continuità essente: è la morte dell’identità, del significato usuale e pubblico, per l’assunzione del potere regale di generatività eterna, nella stirpe diveniente dei nomi della verità.

Nicolò Governali, De humana conditione.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “De humana conditione” di Nicolò Governali

 

La condizione umana di angelo decaduto del Governali evoca il mito dell’androgino platonico. Il corpo umano è il pathos della contraddizione dialettica e coessenziale di thanatos ed eros, è mancanza costitutiva e l’ala unica è segno residuale di eccedenza divina. La perfezione ermafrodita originaria esprimeva l’identificazione statica e imperturbabile alla divinità. La dimidiazione della nascita dell’uomo genera il moto emotivo della volontà e solo l’atto d’amore nell’alterità rifonde al volo dell’unità perduta.

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