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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Paola Aglieri Rinella
è ancora l'alba
È ancora l’alba
a nascere piano su questo asfalto
muto
impassibile,
mentre i lampioni ravvolgono improvvisi la loro ingenua voce
come infastiditi chiudessero gli occhi
È ancora luce
sul lento ripetersi di rumori conosciuti,
di quei profumi densi che scandiscono le ore,
sul tornare lo sguardo di quei volti
che disegnano i minuti del giorno
È ancora alba
ed io mi abbandono a quel pallido rossore
che mi prende il cuore
mentre apro le ali al giorno
Critica in semiotica estetica della Poesia “È ancora l’alba” di Paola Aglieri Rinella
È lento il dipanarsi del tempo nella poesia della Aglieri Rinella, come un respiro, prolungato sull’emozione,
che dà nascita alla parola, nella sua originaria funzione di arte rituale. Dopo la notte, che segna la rottura della norma sociale e l’emersione degli impulsi naturali anonimi, la parola rituale, all’alba della poetessa, conferisce valore alla vita condivisa, dona ancora e nuovamente un senso al caos naturale. La consuetudine dell’azione,
la ripetizione del nome, ora riempiti di nuovo valore, riattivano un abito interpretativo del mondo, così il lettore incontra nella volontà il complesso di Atlante: riconosce nuova la stessa alterità del mondo, concedendosi la forza per sollevarlo, in un atto di senso.
Un giorno ancora
Un giorno ancora
ti penserò
mio antico sole,
un giorno ancora.
Poi
leverò le gemme sul tronco racchiuse
e lascerò che ogni foglia
verde e bruna
mi raccolga
al rosso delle ciliegie.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Un giorno ancora” di Paola Aglieri Rinella
La parola semplice della Rinella ritualizza il passaggio da una figura archetipica cosciente ad un movimento inconscio e generatore della dimensione paradossale, in paradigma di senso nuovo. L’antico sole, in qualità di sedimentazione di un abito interpretativo, credenza, abitudine di prospettiva e regola dell’agire cognitivo e pratico in risposta alle circostanze, è tendenza programmata alla ripetizione. Un nuovo processo di senso, decostruzione dell’abito, s’individua come rivelazione dello scarto fra il vecchio paradigma e l’esperienza. E proprio una nuova esperienza offre la poesia della Rinella, che rovescia la relazione di soggetto ed oggetto, nella festa dionisiaca
e sinestesica della volontà inconscia, a riaprire alla primaria ed infinita coappartenenza alla natura.
Infinitamente
Segue
la mia memoria
impronte sulla sabbia,
ricordando
l’amore con cui le disegnai.
Lascio
che nuove perle
ne chiamino i contorni
come muti pensieri
d’un lontano
noi.
T’ho amato
con silenzi
di parole mai ultime
alle labbra.
T’ho amato
con spicchi di cielo
mai compiuti al volo del tempo.
Nuove chiglie
si apprestano al mare
ed io mi arrendo
al tuo esistere,
in me,
infinitamente.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Infinitamente” di Paola Aglieri Rinella
La parola nostalgica, adagiata e solenne della Rinella rammemora che l’umano e tutte le cose non sono che un racconto.
Il tempo non dispiega che ciò che la memoria raccoglie, riportando all’evento d’amore, vissuto senza tempo, per immillarsi
al tempo. L’umano non ha stanza nel presente, è istanza e distanza: segno il cui senso rifonde all’oggetto d’amore; così ogni azione è rappresentazione e desiderio, ripetizione analogica dell’azione fremente e vissuta nella pluralità irriflessa.
È inestinguibile metafora la lacerazione del presente, per la presenza infinita di un’assenza.
Vorrei
Vorrei
far tacere le ombre
mentre raccolgo
il battito delle tue ciglia.
Di quei giorni,
di cui ho abbandonato gli accenti,
non dirà più il tempo.
Aprile si allontana
ed io respiro il tuo volto
all’odore della luna.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Vorrei” di Paola Aglieri Rinella
Semplice, la parola profonda della Aglieri Rinella solleva e protende l’umano alla luce tenue e condizionale del desiderio,
che nega l’affermazione e vincola all’ipotesi metaforica. La dimensione umbratile dell’inconscio si rischiara sull’attestazione d’esistenza, che solo il riconoscimento dell’altro, lungo la fenomenologia di una promessa, sa donare.
Ogni evento vissuto è già sempre perduto, consegnato dalla vita ‘aperta’ dell’Aprile fremente alla parola riflessa, che traducendo non può non tradire e solo i sensi restituiscono casa e presente alla traslazione esiliante del segno.
In un pomeriggio d'estate
Profumo di glicine e sabbia
in un pomeriggio d’estate.
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L’anima,
senza voce,
rincorre versi e scrive,
assorta in un ricordo che ricama sguardi
incerta in assenze mai definite.
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I tratti dei nostri volti
non sono più,
persi
in binari di similitudini
in un vento caldo che ne ridefinisce i contorni.
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Siamo ancora. Nonostante tutto.
Siamo in un tempo indefinito
che ci appartiene e muta.
Ora e non ieri, non domani.
​
Il mare diviene orizzonte.
​
Ritrovo parole
a disegnare di noi.
Critica in semiotica estetica della Poesia “In un pomeriggio d’estate” di Paola Aglieri Rinella
Amante, la parola dell’Aglieri Rinella è dolce e dondolante sintesi di umano e divino, al respiro d’espansione, infino a sciogliersi nell’essenza di verità tornante del vento, per il viaggio inarrestabile del riconoscimento naturale ed elementare. All’eco fra il non più e il non ancora, a eternarsi nell’istante di presenza, si è alla sintesi di finitudine e infinito, al senso.