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Paolo Passanisi

Eros

Giunge amore.

Gli occhi socchiudo

e rutilanti colori

di suoni armoniosi

pervadono l’aria,

profumi d’erbe

di terre lontane,

odori salmastri

di scura risacca

e candida schiuma.

Giunge amore,

ala frusciante

in segreto sussurro

alitato all’orecchio.

Giunge e poi fugge

nel volo improvviso,

ora in alto

nel sole abbagliante

sul mare lucente,

ora rasente sui campi

esplosi di mille colori.

Fugge e ritorna,

più non lo inseguo.

Lo aspetto in silenzio

con gli occhi socchiusi,

mentre batte nel petto

il respiro breve del giorno.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Eros” di Paolo Passanisi

 

Un tripudio di sensi, in sinestesia è la poesia del Passanisi, che l’immagine socchiusa della soglia umana alimenta, indietro, nella memoria, fino al sentore salmastro, inconscia dimora primordiale, che l’umanità richiama alla forza elementare del mare, che sottrae, che dona. Il poeta schiude la forma alla coinonia di uomo e natura, a cercare

il fugace infinito irriflesso, cui invita il sentire, fino alla resa della coscienza, nella rêverie, che consegna alla pelle e al presentimento in eterno ritorno, fra creazione e rapimento estatico, il breve gioco della vita, che precede l’amore, più grande, del coito con la notte.

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