top of page

Patrizia Quaranta

Torre del guado

Secolare

t'ergi sul guado.

Austera.

Sull'amata roccia

enfia di segreti.

Silenziosa.

Tra ciarlar di pescatori

e rime di poeti.

 

Sorgesti

per sovrano volere.

Imponente.

A difender terre

rigogliose.

Non ti scalfirono

il vento salmastro,

le acque impetuose.

 

Domini

l'eterno abbraccio

tra terra e mare.

Altera.

Incurante delle anime

avvinghiate

all'incerto vagare.

Di scogli

risucchiati dal cemento.

Di barche invadenti

ai tuoi fianchi ormeggiate.

 

Nostalgica.

Nel perpetuarsi

del volo dei gabbiani.

Del guizzo dei cefali.

Del fragore dei tuoni.

Dei colori dei tramonti.

Di rotte di navi.

Affamata di sguardi

continuerai ad attendere

nuovi racconti.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Torre del guado” di Patrizia Quaranta

 

Eretta e trasfigurante, la parola della Quaranta celebra il luogo mediano e transizionale, in qualità di axis mundi, di dimensione assiale che raccorda l’opposizione, di tempo e d’eternità, di solidità formale della terra e di solvimento del mare, per l’elevazione spirituale del cielo. In movimento risorgente della finitudine all’infinito, è il luogo armonico che converge la molteplicità nell’unità.

bottom of page