​
GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Peter Paul Pinna
Marzo
Te ne sei andata
come fanno le cose belle
che prima ti fanno gioire
e poi ti lacrima l’anima.
Te ne sei andata
stringendo le spalle
e ti sei voltata
portando via con te tutto
perché in quel tutto c’ero anch’io.
Vorrei avere il coraggio
di lasciarti andare
come un aquilone
destinato a Dio
e con amore
perdonarti
mentre scivoli via
tra l’orizzonte e il cuore.
Un ciliegio
parla a tutti
soprattutto a marzo
mentre le radici
spesso silenziose
le ascoltano solo i poeti.
Non trovo pace
perché sono sensibile ai ricordi
per cui vale la pena ancora sognare
e segretamente
smetterò d’angosciarmi
quanto tu smetterai d’amarmi
perché tra gli spazi vuoti dei tuoi pensieri
so che ancora esisto
e che in primavera Tutto Risorge.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Marzo” di Peter Paul Pinna
Semplice e dondolante, la parola malinconica ed epistolare del Pinna si solleva nella melodia del presentimento, che l’ascolto profondo del senso delle cose ingenera nel tempo circolare: il tempo del ritorno.
La condizione d’assenza dell’oggetto d’amore conduce il poeta alla proiezione dell’attesa sulla rivelazione
dei segni di vita e di bellezza della natura, nel rituale di catarsi del dubbio e della perdita dell’amata, a rinnovare
la romantica speranza propria di chi nell’inverno sa smarrire anche di se stesso e tendere l’orecchio al movimento inconscio e radicale, per l’infinità di sé, nell’altra.