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Pierluigi Abbondanza

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Piccolo Monumento” di Pierluigi Abbondanza

 

La rappresentazione rituale dell’Abbondanza è la costruzione di un nuovo monumento, in qualità di venerante onoranza di un ricordo, che figura le ieratiche fondamenta identitarie, introiettate per identificazione con i valori ascendenti dei padri. L’identificazione è atto del mettersi in scena nel nome, nel mascheramento del ruolo sociale, che incornicia l’essere nella luce di una coscienza esterna. L’iniziato si fa quadro per istituzione nel visibile, nel desiderio di conoscenza e di riconoscimento. La medesimezza è la sostanza permanente che riempie il contenitore della personalità, secondo il luogo dell’aspettativa esteriore, nel rimando del piacere alla sublimazione del desiderio. Il grembo sociale dà il nome, la maschera, la cornice di un dovere adattivo, il segno, alienante dallo sguardo di verità del volto, che dietro si cela, nel lancio prospettico dall’essere all’esistere.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Doppio ritratto di geisha allo specchio” di Pierluigi Abbondanza

 

L’interrogazione identitaria dell’Abbondanza è analisi duplice, di medesimezza e d’ipseità. L’identità idem esprime l’identificazione, è il precipitato di identità, che introietta obbligatamente l’aspettativa, secondo un movimento di risposta alla domanda comunitaria anticipatrice, allora ci si trova ad essere la risultante necessaria della proiezione del lacaniano stadio dello specchio, in un processo alienante, a condizione di inclusione, di attribuzione di amore. L’identità ipse al contrario è apertura, che dona storicità all’essere umano, che rinvia all’individuazione, questa si nutre della narrazione che si scrive e si riscrive della propria vita, che nasce dalla configurazione simbolica, per la rifigurazione libera del senso del vivere.

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