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Pietro Barbera

Ad un soffio dalla vita

Mamma, la nostra relazione
ormai è fatta di silenzi 
e sguardi vuoti, di parole strozzate 
di indizi e fraintesi accordi. 
Tu, nel letto della dimenticanza
in una giornata di giugno,  
con i raggi di sole al tramonto
filtranti dalla finestra, 
ad illuminare i ricami della tua coperta,
mentre t’imbocco come un uccellino nel nido,
sotto il soffitto candido della tua stanza
che occulta un cielo nitido 
precluso da molto tempo ai tuoi occhi. 
Tu, larva nel bozzolo delle tue lenzuola
non schiudi le tue ali di farfalla,
ti sento figlia tra le mani
il tuo volo è appena a un soffio
dalla vita. 

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Critica in semiotica estetica della Poesia “Ad un soffio dalla vita” di Pietro Barbera

 

Dolente e al contempo di speranza aperta, la parola del Barbera affida, nel silenzio, la vita della madre al segreto universale della trasformazione, dell’azione libera d’essere oltre la forma. Il poeta accoglie il senso e il valore della morte crisalidea dell’apparenza dell’ente, a principio di metamorfosi e di rinascita, oltre la finitudine della memoria cosciente, al transito sacrificale dell’identità, per l’eternazione.

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