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Rosa Iacobone e Marcella Sacino (Maja)

Rosa Iacobone e Marcella Sacino (Maja), Palcoscenico.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Palcoscenico” di Rosa Iacobone e Marcella Sacino (Maja)

 

L’acrilico della Iacobone e della Sacino, in arte Maja, rappresenta il significato della parola del greco antico òida, “ho visto e dunque so”. L’uomo sa attraverso la luce che rinomina le cose: la parola luminosa dell’arte legge instancabilmente la parola inudibile dell’inconscio. L’arte è ipseità nel movimento di conoscenza, che dà alla luce i luoghi del possibile umbratile ulteriore dell’uomo, dietro la maschera del ruolo sociale. Il luogo formativo dell’arte è il theatron, il “luogo da cui si guarda”, nel chiasmo fra ciò che è visto e ciò che vede: si nasce guardando il proprio essere guardato dall’altro, nel riconoscimento mutuale.

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