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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Rosaria Lo Bono
Tenero bacio di primavera
Si infrange lo specchio
al grido del mio silenzio.
Silenzio che incombe
tra le stanze vuote del mio cuore.
Piove dalle pareti
come se fosse inverno
mentre fuori il tramonto
tinge di rosso
fiori e bacche
al canto d’un usignolo
che torna al nido e tace
al fragor d’una notte di pensieri
che hanno la tua voce.
In quel mentre mi adagio
su un letto di petali
di candida neve
allo sbocciar d’un mandorlo,
tenero bacio di primavera
che labbra
non sanno più dimenticare.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Tenero bacio di primavera” di Rosaria Lo Bono
Tanto è il dolore di un distacco, che la parola della Lo Bono muore nella sua dimensione metafisica trascendentale, nella sua dualità all’oggetto, per tornare al grido della sua perdita e rinascita, che scioglie
il nichilismo della vecchia forma e riporta al senso, al silenzio tattile della presenza instante al grembo rispondente della natura, che attende, che accoglie, che instilla nei rossi sanguigni la volontà della vita.
Il continuum gestante dell’indistinzione di soggetto e oggetto è il presupposto, il luogo sostanziale permanente, l’irriducibilità indeclinabile, che è l’aver da essere nella forma dell’incontro al mondo, in un abbraccio di opposti, in sinestesia, per il segno diretto di vita eterna di tutto quanto perduto, che ritorna.
Sboccia la primavera d'amore
Ho rastrellato nuvole
dal cielo dei tuoi occhi,
gabbiani in volo
i miei pensieri
raggiunsero i tuoi
per planare insieme
la quiete
di un azzurro mare.
Ho scavato a mani nude
nel deserto della tua bocca
fino a toccare il cuore
e liberare parole d’amore,
leggiadre farfalle
tra i fiori di campo
allo sbocciare
di una primavera d’amore,
tra i sentieri vuoti
della nostra vita.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Sboccia la primavera d’amore” di Rosaria Lo Bono
Essenziale e potente, il verbo della Lo bono è soglia chiusa e intransitiva, forzata all’apertura, alla liberazione del soggetto, fremente e senziente, dal suo confine, eccedente all’oggetto del mondo.
La natura, investita del respiro del desiderio, si rende infinito vissuto dell’essere; ma è l’eterno dell’istante presente, bellezza caduca di farfalla: la parola è luogo stagionale alla poetessa, hybris amorosa e volo
di Icaro, dal sogno d’infinito al sole mortale della coscienza, che riconduce alla condizione umana sostanziale, di mancanza e di movimento.