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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Rosy Gallace
Certe volte
Certe volte ti vengo a cercare
nelle sere di pioggia
quando il giorno si chiude
e arriva la notte.
Io non credo al destino
quando dici che forse
ho amato solo un’idea.
Guardo gli anni
che segnano il viso,
son la somma di tutti i ricordi.
Certi giorni ti vengo a cercare
quando il cuore respira più piano.
Nel silenzio io sento i tuoi passi,
si allontanano sempre di più.
Il mio sogno è finito così.
– Impercettibile presenza di te –
Un’alba mi accoglie e mi abbraccia
nel suo fascio di luce che scalda.
Le mie mani sono foglie sui rami
quando l’autunno si spoglia
davanti alla sposa.
Guardo fuori la vita che scorre,
da lontano una voce mi giunge
come un sogno dolcissimo
in questo giorno che cresce.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Certe volte” di Rosy Gallace
Delicata e naturale, la parola della Gallace chiama ‘certo’ ciò che cerne, che separa dal falso il volgersi, secondo verità. La poetessa vive la presenza di un’assenza, finché affida le sue mani al volo caduco delle foglie in autunno, in nigredo a sposare la terra feconda, a lasciar rinascere dal grembo del suolo il neonato sogno d’amore, nella volta veritativa del sole dell’alba.
Fuga dalla città
Me la ricordo quella sera d’estate.
La fuga dalla città, il ristorante sul lago,
Il cielo stellato, la luna e le barche
che si specchiavano sull’acqua.
Me la ricordo la musica che arrivava
soffusa e discreta dalle balere
e attutiva il battito dei cuori.
Me le ricordo le lenzuola bianche
ricamate come pianure colorate
mentre la luce gialla di una lampada
racchiudeva i sogni in una stella.
L’alba arrivò in fretta e ci colse
all’improvviso nudi e smarriti nella
luce che ci abbagliava, sospesi in
un tempo senza tempo, quasi irreale
che sapeva solo di magia.
Anche stasera il cielo è stellato.
La luna e le barche si specchiano
nell’acqua, c’è aria di festa e i fuochi
d’artificio colorano l’aria.
Ti cerco tra le bancarelle sparse sul viale,
tra la musica dolce che arriva da lontano
e si confonde col vociare dei ragazzi
seduti sulle panchine abbracciati
e innamorati dell’amore.
Ti ritrovo nel quadro di un pittore
mentre seduto all’angolo del viale
è intento a spiare gli sguardi indiscreti
dei passanti che si posano indifferenti
a fissare l’eterno di un dipinto.
Tutto appare come allora, soltanto
il tempo non è più un alleato, testimone
di una vita e di un amore nascosto
come nido in una nuvola di cielo
nella cattedrale del tempo.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Fuga dalla città” di Rosy Gallace
Narrante, la parola della Gallace vince la dimensione lineare del tempo nella sinestesia, che restituisce la presenza del perduto. Il dipinto interiore della memoria sublima la finitudine all’infinito, affida il divenire dell’istante all’eternità e la materia trascende al respiro sponsale dell’anima.