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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Ruxandra Constantinescu
Stanza senza tempo
L'angolo senza tempo, l'angolo del silenzio
è qui in questa mia stanza nuvolosa
piena di fogli, di libri, di crisantemi
e del mio soffio speranzoso.
Spicciati, giorno.
Calmati, notte.
Io cerco solo delle parole senza tempo
per poter parlare sempre più piano
con la ninfa dei cuori che sussultano.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Stanza senza tempo” di Ruxandra Constantinescu
Il verso rapido, diretto e profondo della Costantinescu è desiderio di permanenza dello scorrere del divenire, dell’umana segnica finitudine, nel valore simbolico della parola. La parola della poetessa è rivolta alla divinità delle acque, perché gesti, dalla meraviglia sacra del silenzio, della natura, della bellezza melodica e danzante, come dal movimento emotivo che precede il dire, la parola vera, il respiro eterno del senso.
L'isola
Buongiorno, amore mio, sono un'isola
perché mi dai la sensazione
d'esser sola.
Tutte le vecchie ferite sono aperte,
la verità fa male.
Arriverà mai un raggio di sole
su quest'isola che son io?
Forse non ne ho bisogno,
perché ho scoperto la bellezza del buio.
Buonanotte, amore mio, sono un'isola
che aspetta instancabile che tu la tocchi
con il grande blu del tuo sguardo,
con la nitida carezza della tua guancia…
Critica in semiotica estetica della Poesia “L'isola” di Ruxandra Constantinescu
Essente, la parola della Constantinescu lascia che i luoghi dell’amore superino l’occorrente contingenza quotidiana e abitino, profondi e archetipici, i luoghi elementari della natura. E subito sanato è il doloroso distacco nella rêverie umbratile e sognante della continuità degli incontri, infiniti e metamorfici, nelle immagini materiali: è la dinamogenia di una volontà di riguardo dello sguardo, di certo contatto all’eterno ritorno dell’onda.
ATTESA
Una bambina indossava delle ciliegie
a mo’ di orecchini.
Era primavera.
Biancastra l'aria, dolce l'odore, sbocciato il cuore.
Ero alla finestra,
mi mancava il coraggio di gioire,
volevo solo abbracciare la bambina
e sussurrarle una filastrocca.
Il pensiero dell'inverno mi pervase però,
e chiesi allora alla bambina
di aspettarmi nel giardino
dei fiori di ghiaccio.
Corro dunque sul sentiero che ora mi rimane,
corro lasciandomi dietro la primavera.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Attesa” di Ruxandra Constantinescu
Semplice e narrante, pregna di malinconia, la parola della Constantinescu, con profonda sensibilità sinestesica, figura la condizione umana di attesa, che rimanda, che mai solve in arrivo, che rimorde della sua consustanziale finitudine. La riflessione della poetessa rispecchia la differenza etologica dell’umana certezza della morte e dell’imperturbabile continuo sussistere accadente e stagionale dell’eterna rinascita della natura, grembo di perpetuazione. Dell’uomo non torna la stagione della vita, se non nel potere di generatività, tuttavia non esaurisce in quella diretta della filiazione: regale è quella indiretta della vita eterna del senso, che rinasce nella parola poetica.