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Silvia De Marchi

Silvia De Marchi, On Solitary Fields.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “On Solitary Fields” di Silvia De Marchi

 

Le desolate e poetiche distese inchiostrate della De Marchi cercano, nella sinestesia delle memorie epidermiche inconsce, la liberazione da ogni sovrastruttura segnica. La figura è declinazione e il suo significato è sempre relativo, mai in sé, trascritto su un supporto, in un contesto di senso che muta, ove l’uomo è dimentico della prospettiva, che degenera in pregiudizio, in figura errata della verità. L’artista cerca così nuove soglie per nuovi orizzonti, tornando all’evento di senso, al supporto ancora indeclinabile; eppure l’evento non accade che nella sua trascrizione in significato, precipitando istantaneamente in figura, allora è apposto un primissimo segno archetipico, il punto rosso, radicamento che concentra

l’espressione del supporto della vita.

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