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Simona Grillo

Lascia che proceda

Dunque lascia che proceda per questo

infinito viaggio colui che conosce

la rotta o lo presume,

io mi fermerò sulla riva per

attendere un segno.

Me lo sussurrerà il mio sangue di

sale e tempesta,

o la perla di nuvole

del cielo di novembre

mi avvertirà con un sinistro

bagliore che il tempo è ora arrivato.

Forse con la mia pazienza estenuante

forzerò le cose a dirmi il segreto

confuso, la strana sensazione di

esistere.

Parlerà la roccia immemore,

gorgoglierà nei secchi rami

la vita fluida in silente attesa,

il sonno dell’incipiente inverno

sarà gravido, silenzioso tumulto.

Nella neve calpestata leggerò

una gioia fanciullesca e temeraria

e nell’aria umida della notte

respirerò ancora l’odore antico

di castagne e di ceppi.

Mi leverò leggera nella luce

rosa dell’alba grata alla vita,

fedele al cammino e alla mia

solitaria stella nomade.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Lascia che proceda” di Simona Grillo

 

Libera, ossimorica ed immaginifica, la parola della Grillo denuncia il sapere cieco dell’uomo che imbraccia la via lineare della sua acritica certezza e invita all’ascolto e alla domanda, per la costruzione di una prassi diveniente dell’esistere. L’identità rinasce, al tempo circolare, dall’universalità dell’essere e senziente decostruisce, conosce e dalla sintesi degli opposti alla natura riconosce di sé il senso nuovo, mai ultimo, che genera, come stella nietzscheana, da chi si lascia fanciullo abitare dal caos.

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