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Stefania Fienili

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Storia di una foglia” di Stefania Fienili

 

L’intersezione dei piani di “Storia di una foglia” della Fienili ricompone e apre alla continuità ciclica della vita e al simbolismo rivelante dell’identità umana e del sapere. Dinanzi all’arco, alpha culturale, la parola vive, tende alla coscienza, come la foglia alla luce; e muore rinascente all’eterno divenire del senso, sempre preso in nuovo tendere, in nuova figura. La nebbia rispecchia la condizione figurata dell’uomo: l’impossibilità dello sguardo ultimo, del sapere oggettivo assoluto, poiché la sola possibilità della vita è nel rimando, nell’infinita sospensione del desiderio.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Stanze segrete” di Stefania Fienili

 

Le carezze cromatiche della Fienili conducono dolcemente alla memoria onirica, fra gli elementi primari d’acqua e di luce, dal luogo inconscio, ove l’essere dorsale si abbevera abbandonico alla linfa vitale dell’archetipo, al luogo preconscio e simbolico dell’arte, alba dorata che attende e rifigura il risveglio, che racchiude in segreto la somma dello sfoglio specchiato degli istanti dell’esistere e che dona all’umano la qualità sensoriale di ambiente e paesaggio: senso infinito, in apertura e in partecipazione al mondo.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ritratto di tramonto dopo la tempesta” di Stefania Fienili

 

La sinestesia tattile dei bagni di luce della Fienili è sfumatura, è l’emozione dell’abbraccio al grembo naturale e del narrato segreto delle sue parole mute, che resta sulla pelle, naufraga della sua stessa continuità al mondo. La natura nelle sue forze elementari all’artista è la risposta alla domanda, spoglia e protesa, delle membra arboree di umano desiderio, è il riguardo più profondo dello sguardo, irato e commosso, che cerca allo specchio aereo di sé, oltre se stesso, alla perdita e al riconoscimento infinito, in eterno ritorno della fine, dell’origine.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Mare di Marzo” di Stefania Fienili

 

Il cromatismo sfumato della Fienili è connubio di forma ed emozione, poiché la forma non è arresto all’artista, non è mai rinuncia del libero divenire dell’essere, al moto del sentimento. La forma della coscienza è un viaggio nocchiere, dalla forma arenata e delusa dalle concrezioni sociali di un significato prigione, alla salpante figurazione, illusa di conquistare tutto il mare dell’inconscio, alla forma umile, come verità dal passo in errore. La forma è disciolta in materia, convibrata all’emozione, a ritrovare la sinestesia, breve, di quell’infinità perduta. L’aver luogo nell’altrove è il rituale di una partenza e di un ritorno, di una forma sempre imperfetta, che è mancanza, domanda e invocazione della vita, per affrancamento dalla morte.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Africa” di Stefania Fienili

 

La memoriale e profonda emozione pittorica della Fienili raccoglie l’umanità intera nel sentimento di una nomade fratellanza, che possiede un’unica culla di provenienza nel grembo ancestrale della terra africana. Il viaggio genealogico dell’artista, dalle sfumature cromatiche coscienti della luce alla notturna ombra archetipica, riconduce il divenire esiliante e morituro dei differenzianti significati culturali all’evento d’origine universale alla verità, nella primaria continuità essente all’alterità e alla natura.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ipazia” di Stefania Fienili

 

La scultura in alabastro, letteralmente vaso per unguento, è il luogo archetipico della donna per la Fienili che, in trasparenza di verità, apre al legame armonico al mondo, alla deità. L’artista celebra ed eleva il valore della libertà di vita dall’angusta prigionia segnica identitaria, per l’infinità essente di un’ontogenesi, indissolubilmente legata alla dimensione metaindividuale della filogenesi e della nascita del cosmo, imagines di un inconscio collettivo, oltre le differenze e le culture. Ogni rinascita è così frammento d’immemoriale, che attinge alla storia universale del vivere e l’identità è abbraccio sostanziale alla relazione, nel divenire dell’essere, aperto al racconto e al riconoscimento. La donna è potere regale di generatività, quella diretta della filiazione e quella indiretta del significato: oltre la morte della forma, è rinascita di vita e di sapere, è grembo e sguardo eterno inesauribile. Il luogo femminile è il luogo aurorale, nello sfoglio della visione, per una sempre nuova e diveniente forma sapienziale di sé e di mondo.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Semi di Sapienze” di Stefania Fienili

 

Il ricetto cromatico della Fienili è grembo d’accoglienza della vita, del sapere. La mela è il frutto dell’albero della conoscenza, che dona libertà e immortalità all’essere, nella consegna al rinnovamento del divenire. Associata ad Eva e alla dea Venere, è la chiave d’accesso ad altri mondi, il frutto del peccato e del desiderio: il simbolo sacrificale della cacciata dall’Eden, per un passaggio di rinascita alla dimensione segnica e declinante le forme della tensione al sapere. Il seme muore, a germogliare verità.

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