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Stefania Vitelli

Noi giovani

Noi giovani

di un giorno così impettito

gettati nella nudità dell’esilio

senza frontiere di luogo e di storia.

Noi giovani

coagulati in un tempo mai vissuto

assoggettati dalla carnefice illusione

di un’aporia di memoria.

Giovani dagli spettri urlanti

di vita nelle mani

che agitano la loro presenza.

Vanità di assenza

soffocata prigione.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Noi giovani” di Stefania Vitelli

 

Colta e pregnante la parola della Vitelli affronta le contraddizioni laceranti del doloroso vissuto di fragilità identitaria del giovane Narciso contemporaneo, partecipando alla veemenza, che getta il vigore vitale del corpo alla disperata e vana ricerca di un nome, di una scelta, di una memoria, di un futuro. È preda la gioventù odierna dell’illusione di un presente avulso dalla continuità di senso ed è condannata al non essere, fra il vuoto depressivo e frammentato dell’assenza di aspettativa referente, vittima di pulsioni incoerenti e della privazione dell’oggettuale e la prigione di una morsa preformata e alienante che comprime, che esclude la libertà vera, la libertà di essere.

Divorzio

Prima di togliere via

dalla soglia le tue scarpe

- afferra -

quest’ultima parola

- sollevala -

con forza da scarni versi

e stringendola sonora,

ponila al tuo sapere

così austero innanzi agli occhi.

Certi dolori

vanno indossati,

altri stritolati.

Prima di rinnegare

questa tua appartenenza,

divelta la rabbia

all’angolo di quel muro

dove prima vi gettavi  

- predace -

le labbra in morsi  

 - e poi pacate -

nel riempire di bocca in labbro

piene dei nostri baci

  - i corpi -

Questo amore

 - il nostro -

nell’afflato di un divorzio

così evirato

da un minuto sonoro di odio.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Divorzio” di Stefania Vitelli

 

Imperativa, la parola della Vitelli esorta all’onestà dell’espressione, alla catarsi che purifica i sentimenti, perché l’emozione muta e latente si palesi nella modulazione tonica e nella sonorità della voce, nella volontà e nella scelta di un nome che definisca, che circoscriva un vissuto. Richiede l’atto di un riconoscimento, per un processo di emersione a coscienza, che dia forma e che sublimi l’impeto aggressivo inconscio, in una dimensione significante e socialmente condivisa, per una rinnovata comprensione, che cancelli le divergenze.

Se forse giacendo

Se forse giacendo
nel suo in-alterato
e più sincero nume
ozioso l’appagare
la mendace forma
al suo avido negriero.

​

Se forse a dir poco
ogni estremo nascere
varrebbe del suo giovarsi
che misera pochezza
a tanto adoperare al giorno
non inarcasse il refluo sodalizio
a reproba conformità

​

l’incessante venire dell’uomo
all’uomo nel suo grido di vita
non perirebbe assennato
all’inanità della vita

​

che iniqua perdura l’esistenza
che si adopra come essa vuole.

​

Dove le radici non sono sentenza
né collusa ostinazione.
Lì dove la vita ostenta
l’accadimento gemma
Orora altra vita.

​

E non conosce alcun Nome
questo Cuore
pieno di meraviglia.

​

Luce Spirito Guida.
 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Se forse giacendo” di Stefania Vitelli

 

Ermeticamente distinta, la parola della Vitelli cerca la trasfigurazione della forma umana, errante schiava del tempo lineare, alla volontà divina di verità, a superare il sacrificio della morte, per la rinascita alla sintesi oppositiva di necessità e di libertà. La poetessa libera dalle concrezionali certezze della coscienza, al di là del giudizio, al fiorire diveniente dei significati, alla manifestazione divina, che sublima dalla vita fremente e diretta, di plurale meraviglia ineffabile.

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