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Stefano Catena

Nella controra

Guarderò quel punto
Più in alto
Immaginando cosa
Ci sia dietro
Se il mio passato 
Se il mio futuro.
Lo guarderò seduto
Sulla nostra solita
Panchina
Ritrovo di baci
E di dediche scritte
Sulla vernice.
Di frasi non dette
Per timore
Di sbagliare.
Guarderò oltre
Quel confine
Tra il cielo e il mare
Chiamato orizzonte.
Volerò con la fantasia
Sopra una barca
Tra anelli di fumo
Colorati
Con te vicino.
Con i cuori che battono
A mille come eliche
Di un aereo
Sul nostro avvenire
Su questo amore
Appena nato
Come un inizio di 
Primavera
Come le rose e le parole
Senza spine
Nella controra.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Nella controra” di Stefano Catena

 

Apre allo spazio franco della rêverie la controra del Catena, fra sonno e veglia è il vagheggiare del desiderio che supera i confini della realtà, che solleva dal dolore, a fiorire lo stato di coessenzialità dell’identità all’alterità e alla natura. È il tempo del silenzio, di un presente eterno e rinascente, affidato al luogo iperboreo del divenire.

Donne della terra

Ha gli occhi luminosi
Come i raggi del sole
Acquosi come il
Mare
Colorati di indaco
Come i cieli tropicali. 
La sua pelle ha il 
Colore dell’ambra
Profumata di limone
E arancia.
I capelli dal colore 
Come il grano 
Risplendono alla luce 
del caminetto acceso.
Le labbra
Rosse come ciliegie
Sono dolci come
Miele
La sua lingua rossa
Sembra fragola
Di bosco.
Quando ride i suoi
Denti sono bianchi
Come il latte delle
Vacche 
Il suo alito profuma
Di rose quando parla
Si espande nell’aria
Di campagna.
I suoi piedi profumano
Di uva quando nel tino
Fa la pigiatura 
Le sue mani odorano 
Di fresco e di pulito
Come un lenzuolo
Steso al vento.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Donne della terra” di Stefano Catena

 

La parola amante del Catena affida il luogo femminile al luogo naturale ed elementare, perché il vissuto individuale trasporti al romanticismo panico di un vissuto universale, compreso e abbracciato in continuità sinestesica dalla natura, che partecipa alla celebrazione in un sentimento esteso, immanente e innaturante, in eternazione dell’istante fuggevole di bellezza.

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