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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Stefano Giuseppe Scarcella
Col presente e l'infinito
Ho l’eterno, sul palmo della mano
l’addormento caldo sul tuo cuore,
a lungo, fino al bastone di vecchiaia
Non posso temere questo secondo
se il cielo bacio perpetuo,
tela immortale al rondò di gabbiano
Reggo il filo, delicato, di ogni amore
tutti lo tessono a ragno, nel vuoto,
leggerezza del mio tempo che finisce
L’attimo mi si congiunge al respiro
solenne pennellata d’artista,
ho l’eterno, l’infinito, e non son vinto
Critica in semiotica estetica della Poesia “Col presente e l’infinito” di Stefano Giuseppe Scarcella
L’incedere calmo e aperto dello Scarcella confida nella genesi umana delle categorie di spazio e tempo e nel potere configurante dell’immaginazione, che riscrive le cose del mondo. Il costitutivo respiro umano è amore vitale, atto di sollevamento dalla gravità, dalla vacuità e dalla finitudine, atto di sconfinamento al mondo. L’arte di vivere è dono e solennità: rituale di ripetizione di una comune origine infinita.
Il mare stanotte
Il mare s’è fatto d’un bianco ingenuità.
È un lenzuolo messo a giacere contro il cielo,
lacerazione in cui sprofondare.
Bianco il sudore tra le pieghe, bianco setoso
sul corpo lasciato morire di bianco,
bianco alle palpebre calate
sull’infinito ch’era nullo.
Riconsiderato, scorre tra le dita
il bianco di artista,
prima avorio sul viso, poi latte sul petto
e argento senza accorgertene.
Bianco sull’animo tinto di bianco,
bianco che filtra i grigi depositati dai giorni lividi,
grigi leccati dal bianco
come cane, stremato dalla foga, che lucida la sua ciotola.
Bianco spumoso che ti strappa dalla battigia
e ti riduce verso il largo dove il bianco è più luce,
dove chi ti vive è bianco, è magnete.
Il mare – stamorte –, resta di un bianco paradiso
che non si fa più aspettare.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Il mare stanotte” di Stefano Giuseppe Scarcella
La parola alchemica dello Scarcella inizia allo stato di nigredo dell’indistinzione, che restituisce all’acqua inconscia, alla notte, all’altra notte, al sacrificio, per la sublimazione spirituale dell’albedo, del nuovo albore iniziale, per una metamorfosi risorgente. Il poeta vuole il tramonto della rappresentazione cosciente per il movimento di manifestazione della verità.