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Umberto Di Giacomo

Arabeschi nel tramonto

Arrivano i tuoi raggi
da ogni dove
a illuminare
le più profonde pieghe dell’animo mio,
a penetrare
i più nascosti segreti del cuore,
tutto mi possiedi
con gli sfavillanti colori del tramonto,
e,
mentre con lo sguardo
perso fra le onde
a loro
confido i miei pensieri,
rossi bagliori
di mille sfumature
investono la mente
e ricoprono il corpo
con fremiti arabescati di profonde paure.

Io non ricordo
un tramonto come questo
così tanto loquace nel silenzio,
io non ricordo
un momento come questo
così pieno di vuoti
e di coscienze.

 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Arabeschi nel tramonto” di Umberto Di Giacomo

 

Melodica e dondolante, la parola rivolta e diretta del Di Giacomo è intenzione sublimante e al contempo erotismo fusionale alla natura, nel tropismo alla luce. Il poeta si apre alla sintesi essente degli opposti fra luce e buio, parola e silenzio, mancanza e pienezza, coscienza ed inconscio, a trovare la scrittura musicale dell’emozione sul filo della sua continuità armonica al pensiero, per la trasmutazione del timore, dal rapimento al rinnovato bagliore di coscienza.

Voli

Vocio chiassoso

il vostro.

Dolcemente cantate l’armonia

antica quanto il mondo

e il vento

discreto

l’accompagna

eterna l’allegria

e la diffonde

indegno ascoltatore

io confondo

le note mie più tristi e senza senso

al volo dei pensieri

e li rincorro

nell’aria della notte

che s’avanza.

 

 

Flights

 

Noisy shouting

Yours.

Sweetly sing the armony

Ancient as the world

And the wind

The discrete wind

Escort it

Everlasting is the joy

And spreads

And I

Unworthy listener I

I give my saddest

And senseless notes

To the flowing of thoughts

And I follow them

In the air of night that is coming by.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Voli” di Umberto Di Giacomo

 

Musicale, la parola del Di Giacomo magnifica le danze aeree del pensiero, molteplice e assembrato, alacre e facondo, fra essere e divenire. Il poeta reintegra la materia del non senso e del dolore nella trasfigurazione redentrice e luminosa della coscienza, libera, mai raggiunta, mai afferrata, mai pienamente propria.

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