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Valeria Catucci

Ove il mondo tace

Ove il mondo tace,

è sovraumano incanto.

Tra voci di silenzio,

odono i miei pensieri

solo i versi dell’eterno,

di ciò che si perpetua nell’anima

nell’incanto di una irreale poesia.

Ove il mondo tace,

è la tua voce

 ad avere il suono ineguale del vento e,

inebriata di emozioni,

ascolto la melodia del passato.

Ove il mondo tace,

ove è amarti tra sfumature di infinito

e trame di variopinta serenità,

diventa il mio cuore

scrigno di sogni lontani

che fra bagliori di speranza

 colorano l’alba dei miei ricordi.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Ove il mondo tace” di Valeria Catucci

 

La parola sussurrata e aerea della Catucci è tesa all’ascolto dell’inudibile movimento dell’essere. La poetessa origlia al di là della soglia della figurazione del divenire, al suono elementare ed emotivo che precede la parola, alla materia del mondo indistinto, ancora intatto, salvo dalla definizione che scinde le cose. È il mondo immemoriale che riaccoglie in grembo l’umano, allo stato divino d’infinità.

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