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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Victor Vergauwen
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ondergang (Destino)” di Victor Vergauwen
La potenza cromatica e la linearità libera del Vergauwen sono la ricerca della massima economia segnica, a scatenare la divampante forza ignea e diretta di un senso universale, che raggiunge nella sinestesia di un gettato emotivo. Ondergang è decesso, via sotterranea, il destino dell’uomo è dunque il descensus letteralmente inferno al luogo di morte, è la fissità statica che soggiace al movimento superno di rappresentazione del divenire della vita, che si esprime nei picchi sapienziali di coscienza e nei pendii dell’abbandono inconscio emozionale, al battito cardiaco accelerato della corsa d’esistenza, che infine si concentra in un unico, intenso ed isolato istante di volontà a densità infinita: il cuore dell’eternità.
Criticism in semiotic aesthetic method of the artwork “Ondergang (Destiny)” by Victor Vergauwen
Vergauwen’s artwork with its cromatic strenght and unrestrained linearity searches the simplicity of the sign in its maximum expression to unleashes its disruptive fiery strenght of a universal sense, which evokes the perceptive synesthesia of an emotional momentum. Ondergang passed away through an underground path: man’s destiny is the descensus of a still and unconscious underground place, is the firmness of immobility that succumbs to the sublime motion of the becoming of life which finds its climax in consciousness’ wisdom and its declivity in the abandonment of emotional unconsciousness and again in the rapid heartbeat which focuses itself in one, intense and unique instant of will and infinity consistency: eternity’s heart.
Prof. Carolina Garrow’s translation
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Riposo” di Victor Vergauwen
Le campiture ad inserzione del Vergauwen rivelano il mondo quale luogo di estraneità e inerzia, infino a quando l’uomo non vivifichi le due pelli, umana e terrestre, nel piacere che unisce il dritto e il rovescio del percepire e del rimembrare: i sensi aggettano sul molteplice sensibile del mondo e raccolgono la fuggevole forma delle impressioni presenti, entro l’orma lasciata dalla propria storia archetipica inconscia e collettiva. La rêverie del riposo è allora al bacio combaciante, mai pieno, mai esaustivo, delle forme della percezione del mondo con le orme della memoria primaria, ricognitivamente, ove ogni sentire si annida in un già sentito, per quell’inconfondibile sentore di affinità, nascosto alla rappresentazione cosciente quanto palese a quell’accordo emotivo inconfondibile, sulle note sinestesiche di un ricordo immemoriale.