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GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Vinicio Salvatore Di Crescenzo
La via alla foce
Se bruma dona stilla e irrora curve fronde
resta casta la sterrata via dal guazzare soffocata.
Di siffatto dolo si vanta la palude.
Vestita d’ombra manigolda
ruba luce a cupe cavità segrete.
E dove a raggio
s’apre il suono di tondi mulinelli,
canta lo stormire di fogliame nuovo.
Germoglia schietto il ghermire di radici
sulla pietra dal velluto vivo.
Se torna pioggia di stagione
la lunga scia di fango e fiume
è sentiero nuovo per la foce.
Critica in semiotica estetica della Poesia “La via alla foce” di Vinicio Salvatore Di Crescenzo
Elegante, la parola del Di Crescenzo è albero della vita, che volge in profondità con le radici nell’ombra acquea dell’inconscio, per riemergere in elevazione, come foglie alla luce divina della coscienza. È la ricerca individuativa della poesia, per la catarsi che riscrive una nuova via di vita.
Dai campi a sera
Di agreste sapore empio narici,
e di mite libeccio che semina paglia
mi faccio cantore.
V’è concordia tra sereno e fatica
oltre l’incanto dei pigri vigneti di porpora e d’oro.
Oltre le sponde cannose il lago è fiorito di sole,
e come acquerello garbato
fissa glabro tenore su ruvide terre.
Nell’orto, ove acerbo silenzio matura,
germoglia sudore di padre e di tempo
e dentro il canale,
si specchia la fronda di gemme novizie.
Ogni dimora
promette calore nel desco d’unione,
è muto convivio che tace dolore
entro mura di fumo e ritiro.
Tutto è quieto dove ogni luna
adombra terre silenti.
E nulla rifugge dall’antico sapore di un’alba,
che accoglie il primo vagito del sole.
Critica in semiotica estetica della Poesia “Dai campi a sera” di Vinicio Salvatore Di Crescenzo
Sapiente, assapora la parola del Di Crescenzo, avvalora la vita nel rito tradizionale, che il significato fedelmente rinasce alla vita. Il rituale del lavoro campestre è fondamento identitario, che celebra il connubio armonico dei corpi di uomo e di natura e dei luoghi d’inconscio e di coscienza. La dimensione essenziale, spoglia d’orpelli, supera la contingenza del tempo lineare, a fiorire la quiete che non rimuove il dolore, che lo reintegra, che gesta nuova coscienza al senso del vivere.